Intermodalità come elemento centrale in una strategia di sostenibilità ambientale ed economica dei trasporti. È questa la strada sempre più dibattuta per dare una svolta concreta al taglio delle emissioni nel settore. Una strada che coinvolge il sistema di collegamento porti-interporti italiano e che potrebbe dare una spinta importante alla crescita strategica dell’Italia nel trasporto internazionale. 

Intermodalità come leva per la decarbonizzazione del trasporto e non solo

Il settore dei trasporti, in Italia, è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2. 

Una situazione su cui è assolutamente necessario intervenire. Non solo perché la politica internazionale e l’ambiente chiedono cambiamenti orientati alla sostenibilità, ma anche perché gli equilibri produttivi mondiali stanno cambiando. 

Il riavvicinamento delle attività produttive, infatti, potrebbe presto determinare un aumento di volume degli scambi commerciali all’interno dell’Europa. Scambi che interesseranno anche l’Italia e che non potranno essere sostenuti solo con il trasporto su gomma. Secondo i vertici politici italiani, la soluzione a questo problema potrebbe risiedere nell’intermodalità. 

Marebonus e Ferrobonus per sostenere l’intermodalità

Ne è profondamente convinto il Ministro Giovannini secondo cui: “L’intermodalità marittima e ferroviaria diventa fondamentale, rappresentando non più una scelta, ma la vera alternativa se si vuole coniugare la sostenibilità sociale ed economica con l’ambiente”. 

Una soluzione logistica integrata in cui autostrade del mare e ferrovie consentirebbero di spostare il trasporto su medie e lunghe distanze verso navi e treni. 

Una strada che il governo sta iniziando a percorrere anche attraverso degli interventi di finanziamento. È lo stesso Giovannini a spiegarlo: «Grazie al marebonus, al ferrobonus e agli investimenti infrastrutturali abbiamo l’opportunità di fare quel famoso shift modale di cui abbiamo parlato per tanti anni». Incentivi statali che sono stati appena rifinanziati dal governo con ulteriori 38,5 milioni di euro per il 2022. 

Intermodalità marittima e ferroviaria: la centralità degli interporti

Gli interporti sono delle infrastrutture dedicate allo scambio modale e all’interconnessione tra le reti. Si tratta di strutture che assumono un ruolo importante all’interno della supply-chain e che, quindi, potrebbero rappresentare la chiave di volta in una strategia di sostenibilità ambientale incentrata sull’intermodalità. 

L’Italia è dotata di una rete di interporti eccellente: 26 infrastrutture situate in posizioni strategiche, su grandi corridoi internazionali che fungono da scenario per gli scambi commerciali con gli altri Paesi. Pensiamo, ad esempio, al corridoio Balcanico-Mediterraneo, a quello Scandinavo-Mediterraneo, a quello che collega il Reno alle Alpi. Puntare a uno sviluppo di queste infrastrutture consentirebbe al nostro Paese di guadagnare un ottimo vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti europei più importanti. 

La sfida per il nostro Paese è spingere i nostri porti a collegarsi alle zone produttive, incentivando il traffico ferroviario, in modo da poter sfruttare al massimo  le proprie potenzialità di crescita. 

L’impegno di Marfreight verso la sostenibilità

L’intermodalità, e soprattutto la possibilità di sfruttare la posizione strategica degli interporti italiani è la strada privilegiata non solo per garantire quel taglio delle emissioni di cui il comparto ha bisogno, ma anche per offrire un servizio di trasporto veloce e vantaggioso.

 

Nel nostro ruolo di supporto alle aziende durante la pianificazione delle spedizioni, noi di Marfreight prestiamo molta attenzione anche a questi dettagli, proponendo tra le nostre soluzioni anche i collegamenti intermodali. Lo facciamo non solo per offrire un servizio il quanto più conforme alle aspettative e alle esigenze dei nostri clienti, ma per poter dare il nostro contributo al percorso di sostenibilità che il comparto ha iniziato a intraprendere.