Continua il dibattito sulla transizione ecologica dello shipping e sulla parte svolta dai protagonisti di settore nel percorso verso la sostenibilità ambientale.

Nel corso dell’assemblea annuale di Assarmatori, il Presidente, Stefano Messina, ha ribadito la posizione degli armatori, non nascondendo alcune perplessità: “Noi stiamo dimostrando di essere pronti, come armatori, ad adeguare le flotte, per conseguire gli obiettivi in tema di riduzione delle emissioni stabiliti dall’IMO e dall’Unione Europea. Ma riscontriamo un mancanza di soluzioni tecnologiche e di carburanti alternativi disponibili e sostenibili, nonché delle relative reti di distribuzione nei porti”.

Ricordiamo, infatti, come più volte gli armatori abbiano evidenziato gli sforzi compiuti verso una decarbonizzazione del trasporto marittimo, a partire dal fondo da 5 miliardi di dollari destinato a finanziare l’innovazione tecnologica che serve per ridurre le emissioni.

I rischi di una transizione ecologica mal studiata

Il problema è che il settore non è tecnologicamente pronto ad accogliere il cambiamento. Almeno non ancora. Secondo Messina, infatti, la spinta data da Bruxelles attraverso le nuove regole dell’IMO e del pacchetto it for 55 potrebbe avere l’effetto contrario sul comparto, producendo non pochi problemi, tra cui maggiori costi dei collegamenti marittimi con le isole, la necessità di abbassare la velocità delle navi, con conseguente riduzione dell’offerta di servizi, e la perdita di competitività degli scali.

Un problema confermato anche nell’intervento di Achille Onorato, AD di Moby, che durante l’assemblea ha sottolineato il rischio di andare incontro a una “sostenibilità insostenibile”. Nonostante la richiesta di investimenti green al comparto, ad oggi, afferma, non esiste una tecnologia che consenta un’inversione di rotta decisa sui combustibili adoperati dalle unità navali. Un cold ironing senza combustibili green rischia infatti di rendere le navi poco competitive, rallentando di fatto il percorso di decarbonizzazione intrapreso.

La risposta del ministro Giovannini

In merito è intervenuto anche il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, che ha ribadito la necessità di delineare una strada chiara e univoca, per non sprecare i finanziamenti destinati alla transizione ecologica del trasporto marittimo. Il ministro ha infatti riconosciuto che lo Stato non potrà finanziare ogni soluzione, sarà quindi opportuno effettuare analisi precise ed equilibrate, per ottimizzare tempi e fondi.
In attesa di capire quale potrà essere la strada che prenderà la transizione ecologica dello shipping, ha ribadito il ministro, “dobbiamo spingere sul refitting dei mezzi attuali, per fare in modo che inquinino meno. Un obiettivo che vogliamo perseguire grazie ai 500 milioni di euro stanziati nel Fondo complementare al PNNR, e che otterrà altre risorse anche in futuro, per portare avanti questo percorso anche oltre il 2027”.